Seguici su
Cerca

Descrizione



BREVE STORIA Si racconta che fino alla fine del XVI secolo la zona di Lorsica fosse popolata dagli orsi. Nei documenti del XII secolo il paese è citato come Ursica, che potrebbe derivare dal latino ursus, cioè orso, che unito al suffisso -ico (luogo o terra), indicherebbe la presenza sul territorio di orsi. Lo stemma comunale raffigura infatti un orso grigio rampante accostato alle sette stelle dell’Orsa Minore. Lorsica e le sue frazioni, arroccate a mezza costa nella valle del Torrente Tirello e sotto l’imponente mole del Monte Ramaceto, che anticamente la collegava con l’attigua Val d’Aveto, è soprattutto nota per la lavorazione delle stoffe in seta, dei damaschi e delle diverse manifatture tessili , qui attive almeno dal XVI secolo. Come altri centri della Fontanabuona nel sei- settecento anche Lorsica fu travagliata dalle faide tra due gruppi familiari dei De Martini e Segaro (Segale). Dal XVII secolo Verzi, Castagnelo, Lorsica, Figarolo fecero parte dei territori montani della Podesteria, poi Capitanato di Rapallo, sottoposto al dominio di Genova, di cui seguirono le vicende fino all’epoca moderna.





 

VISITA A LORSICA CAPOLUOGO Lorsica sorge su un poggio ridente in faccia al monte Ramaceto ( 1345 m.) che la difende dalle in temperie e favorisce il clima ideale di cui gode ; è uno splendido esempio di “ borgo lineare” , infatti le sue case, strette le une alle altre, lo cingono a nastro, parte a destra e parte a sinistra della bella chiesa parrocchiale dedicata a Maria Annunciata e datata 1603. Arrivati al paese essa ci accoglie con il suo svettante campanile. Una visita al suo interno ci rivela i tesori che custodisce: è caratterizzata da un’unica navata alta e stupendamente decorata con stucchi dorati degli artisti Agretti e Tanni (1900), e con pitture che raccontano episodi della vita della Madonna, opera del pittore Venturini (1905). Il tema della vita di Maria è ripreso anche nel bellissimo coro ad opera del pittore Sacchi (1860).





 

Notevole è l’incoronazione di M. Vergine sopra l’ altare maggiore.





 

Le opere d’arte che la chiesa custodisce sono numerose e pregevoli, basta citare la “pala” del De Ferrari raffigurante l’apparizione di Cristo a S. Caterina da Genova, la statua della stessa Santa scolpita nel 1860 da Paolo Olivari, la statua raffigurante il transito di S. Giuseppe, opera dello scultore Antonio Canepa, il Crocifisso della scuola del Maragliano, sopra l’altare maggiore, e, tra gli arredi, il famoso “Piviale dei leoni”; va citato infine il pregevolissimo organo risalente al 1836, tra i più belli della Fontanabuona.





 

Un tesoro inestimabile è infine costituito dalla tappezzeria in damasco, che riveste le pareti della chiesa nelle solennità, dono dei lorsicesi del 1700 che, a turno tesserono le stoffe preziose per abbellire la loro chiesa. La festa principale è quella di S. Caterina da Genova che si celebra a Lorsica da tempo immemorabile e con la massima solennità, la quarta domenica dopo Pasqua.





 

Dopo una breve salita a fianco della chiesa ci si immerge nel paese : subito appare al visitatore, murata nella prima casa che incontra, un’antichissima “testa apotropaica” , ritrovata, come narra la leggenda, forse in un bosco vicino a Lencisa.





 

Proseguendo, dopo la piazzetta di “Prailla” , su cui si affaccia un’alta teoria di case senza soluzione di continuità, si entra in un angusto viottolo che rivela le origini antichissime di Lorsica : vetuste case in pietra vi si affacciano ancora , da entrambi i lati, caratterizzate da grandi portali in pietra datati XV e XVI secolo; strette e contorte scalinate collegano altre case sopra e sotto il viottolo principale : si possono ammirare pietre angolari tagliate a piccone e recanti antichissimi simboli e iscrizioni: l’appassionato di storia può trovare perfino un esempio di quella che è definita “mamma longobarda” , la caratteristica pietra con due poppe scolpite ai lati con cui in epoca longobarda si contrassegnavano i magazzini ove venivano conservati le derrate per l’alimentazione del borgo. Proseguendo, dopo il Circolo ACLI, si giunge alla fabbrica artistica di tessitura dei damaschi “Figli di Demartini Giuseppe”.




Quanto sono chiare le informazioni su questa pagina?

Valuta da 1 a 5 stelle la pagina

Grazie, il tuo parere ci aiuterà a migliorare il servizio!

Quali sono stati gli aspetti che hai preferito? 1/2

Dove hai incontrato le maggiori difficoltà? 1/2

Vuoi aggiungere altri dettagli? 2/2

Inserire massimo 200 caratteri